Agorafobia e claustrofobia: due facce della stessa medaglia

Cosa sono l’agorafobia e la claustrofobia?

Una fobia può essere definita come una paura od ansia marcata, irragionevole e spesso inspiegabile, legata ad uno stimolo o contesto specifico. Secondo il DSM-5 fa quindi parte dei disturbi d’ansia. Chi soffre di una fobia cerca di evitare la causa scatenante il più possibile. Ciò spesso implica un intaccamento della propria vita sociale e lavorativa. I sintomi più comuni sono nausea, tremori, vertigini, capogiri ma anche veri e propri attacchi di panico. Tra le fobie più comuni e allo stesso tempo invalidanti troviamo l’agorafobia e la claustrofobia.

L’agorafobia è la fobia degli spazi aperti, specialmente se affollati. Chi soffre di agorafobia evita il più possibile di uscire di casa, o di inserirsi in contesti sociali caotici, come per esempio può essere un mercato all’aria aperta o un concerto. A volte chi ne è affetto cerca di attutire gli effetti della fobia uscendo con un accompagnatore o accompagnatrice abitudinario che possa trasmettergli/le una sensazione di sicurezza.

La claustrofobia è la fobia degli spazi ristretti e dei luoghi chiusi. Chi ne soffre generalmente evita tutti quei contesti in cui gli spazi sono molto limitati o affollati, senza la possibilità di un’uscita rapida. Un esempio tipico di un luogo problematico per una persona che soffre di claustrofobia è l’ascensore. Se chi ne è affetto si sforza di accedere a luoghi chiusi, generalmente preferisce posizionarsi vicino ad una finestra o alla porta se possibile.

Due facce della stessa medaglia

Ciò che molti non sanno è che queste due fobie sono due facce della stessa medaglia. Entrambe le fobie sono infatti collegate alla gestione dello spazio. Da una parte, con l’agorafobia, chi ne è affetto ha paura di essere sovrastato dagli spazi e dalla folla, si sente insicuro al di fuori degli spazi che conosce. Al contrario chi soffre di claustrofobia ha paura di rimanere rinchiuso in un luogo. Si sente soffocare, e ha bisogno di avere sempre una via d’uscita. Queste fobie ed attitudini possono essere riassunte come da una parte paura dell’ignoto e del rischio, dall’altra paura di essere intrappolati. In questo splendido video dei Daughter troviamo rappresentata una ragazza che lotta contro la sua agorafobia.

Ma come affrontare queste fobie?

Secondo la teoria cognitiva il fobico si trova tra due fuochi, ossia libertà e protezione. Nelle persone fobiche, questa scelta non è equilibrata, e porta ad una polarizzazione dei comportamenti. La fobia si ripercuote non solo sulla gestione e l’approccio agli spazi, ma anche alla vita quotidiana. L’agorafobico compirà sempre la scelta più sicura, evitando ogni pericolo, cambiamento e quindi il lato più avventuroso della vita. Il claustrofobico al contrario eviterà qualsiasi tipo di gabbia, sia fisica che metaforica, ciò include anche relazioni o progetti a lungo termine.

Essendo la fobia categorizzata come disturbo d’ansia, l’approccio che si cerca di seguire è essenzialmente lo stesso. La scelta migliore è quella di svolgere delle sedute di psicoterapia con professionisti che sapranno guidare i pazienti verso un progressivo miglioramento. In particolare sono consigliate la terapia cognitivo-comportamentale e la psicodinamica.

Ma cosa può fare il paziente oltre alla terapia? Un approccio che può aiutare il paziente a migliorare è avvicinarsi alla propria fobia, un passettino alla volta. Può sembrare spaventoso, ma esporsi gradualmente al pericolo può aiutare il paziente ad abituarsi alla paura, e lentamente a superarla. Un po’ come il disturbo d’ansia più generico la paura può essere disimparata, il coraggio riacquistato, e la propria vita riconquistata. Non sarà facile, ma ne vale sicuramente la pena.

Illustrazione di @marloesdevee

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