Il panico per il pianeta si vergogna

Il clima non si vede e se non si vede magari non esiste. Ma io con il panico ho imparato che non è così. Anche il panico spesso non si vede e invece esiste. Anzi, è proprio quando non si vede che lavora sottilmente e con forza.

Spesso, quando scrivo e parlo del panico, vado abbastanza veloce. Forse perché il panico in genere è accanto a me e mi suggerisce che cosa scrivere. Quando parlo del panico per il pianeta, invece, mi inceppo.

Procedo lentissima.

Scrivo e poi cancello quello che ho scritto. Un po’ è perché spesso il panico per il pianeta non trova le parole giuste, come scrivo qui.

Un po’ è proprio perché è difficile.

Quando ne parlo mi vergogno. E poi mi vergogno di dire che mi vergogno a parlare della crisi climatica.

Ma è così. Perché sembra sempre che non sia qui. Anche se so che è qui. Che non sia vera. Anche se so che è vera. Che non sia un problema del quale occuparsi. Che se non hai un vero lavoro o hai pochi soldi o sei triste dovresti pensare a quello e non al clima.

Il clima non si vede e se non si vede magari non esiste. Ma io con il panico ho imparato che non è così. Anche il panico spesso non si vede e invece esiste. Anzi, è proprio quando non si vede che lavora sottilmente e con forza.

Eppure, quando provo a parlare del mio panico per il pianeta, sento come un blocco. Forse il blocco non lo mettono gli altri, ma io quando gliene parlo. Penso che non vogliano ascoltare e mi convinco che non stiano davvero ascoltando.

È come se percepissi che, in realtà, parlare di clima e crisi climatica sia un pochino una cosa da sfigati. Un po’ una cosa uncool, anche se non mi piace la parola uncool, perché detesto inserire parole inglesi a caso. Queste sono le opzioni di traduzione che mi offre il vocabolario: fuori moda, non elegante, non adatto, imbarazzante, goffo. Propenderei per un fuori moda mescolato con una punta di non adatto e un’altra di goffo, e mi sembra che il significato si avvicini.

Però ho provato a seguire il mio panico per il pianeta che, qualche settimana fa, a inizio settembre, mi diceva che dovevo farlo dialogare con altri panici per il pianeta. Sono andata a trovare dei posti in cui portare il mio panico per il pianeta. Altri posti con altre persone. E appena arrivata mi sono ricordata una cosa: che a me viene il panico a parlare nei gruppi.

Io parlo tanto, anche quando sarebbe meglio stare in silenzio, come per esempio quando litigo con A e io lo so, lo so che sarebbe meglio stare zitta, ma a me il silenzio fa paura e allora parto con dei lunghissimi monologhi in cui alla fine non so più perché sto parlando.

Io parlo tanto, ma nei gruppi resto sempre zitta. Mentre gli altri parlano il mio panico è molto indaffarato a parlare da solo nella mia testa, a dire che non sa che dire e che farà una figuraccia. E quando trova qualcosa da dire si interroga se sia o non sia interessante e utile e pertinente e intelligente e poi scopre che nel frattempo si è passati ad un altro argomento e non serve più. Quindi decide che tanto quello che voleva dire in realtà era inutile.

Il mio panico per il pianeta dice: tu ti vergogni di parlare del clima ma poi vai nei posti in cui si parla del clima e lì non ti vergogni del clima ma ti vergogni di parlare. Il mio panico per il pianeta dice: è inutile che ti dai tanti obiettivi e vuoi fare tante cose e poi non sai neanche parlare con gli altri.

Il mio panico per il pianeta ha detto tante altre cose ma ad un certo punto io ho iniziato a rispondergli. Gli ho detto: «Panico per il pianeta, sei tu che sei voluto venire a parlare perché ti sentivi solo, quindi ora vedi di fare qualcosa». Il panico per il pianeta allora ha smesso di parlarmi nella testa.

Si è ritrovato con le energie per fare altro. Per iniziare a fare dei minuscoli passetti. Per esempio, ancora non sa parlare, ma ha imparato a rispondere se viene fatta una domanda, che è più facile. Oppure, ha imparato a proporsi se viene fatta una richiesta. Oppure a non affliggersi tremendamente se una cosa ancora non la sa fare. E anche se non è solo che “ancora” non la sa fare, non la sa proprio fare e non ha intenzione di imparare a farla.

I micro passetti sono frustranti perché sono un po’ lenti. Però portano anche da tante parti. Questi micro passetti la prossima settimana lo portano qui:

https://www.facebook.com/FFFroma/photos/a.1714273848712108/1895975163875308/

***

Ogni quindici giorni, pandipanico verrà ospitato sulle pagine di Aware, ogni volta con un panico nuovo, nella nostra sezione dedicata al tema salute mentale. Qui il blog: https://pandipanico.blogspot.com/. Clicca sulla pagina “autore” in alto per leggere i precedenti articoli!

Non perderti nemmeno una briciola di bellezza resistente.