Lettera di un operatore ai migranti accolti

La lettera di un operatore ai migranti che assiste quotidianamente nel CAS dove presta servizio, a Reggio Emilia: in fondo, è una ricerca costante di empatia.

Stefano presta servizio come operatore sociale nel CAS di Reggio Emilia, dove ogni giorno assiste migranti in attesa di conoscere il proprio destino nell’accidentato e tortuoso percorso verso l’integrazione.

 

Carissimi Migranti, carissime Migranti,

grazie per essere venuti sino a qui.

Sappiamo che i motivi per i quali siete partiti non sono quelli che il nostro sistema richiede per l’ottenimento di quei diritti di cui ogni uomo e donna dovrebbe godere: sappiamo che, così facendo, vi costringiamo a mentire, inventando le storie che vorremmo sentire. Noi non abbiamo che una vaga idea di ciò che vi ha spinti qui. Ma siamo certi che il nostro Occidente e il suo benessere sono una delle cause di quei motivi.

Sappiamo che tra di voi ci sono persone ben intenzionate, che i desideri che vi muovono sono alcuni tra i più genuini – non la brama di ricchezza ma l’aspirazione a una vita pacifica e impegnata nel lavoro e nella famiglia. Sappiamo anche che tutto questo tempo nell’attesa – ormai disillusa – di una condizione di piena condivisione dei nostri diritti, vi sta mettendo a dura prova. Vi ringraziamo per la vostra pazienza e ci scusiamo per la nostra durezza. Duri sono i nostri muri invisibili, più subdoli di quelli di cemento, più indistruttibili di quelli di parole: sono i muri della burocrazia , delle circolari e delle procedure.

In questi anni a Reggio Emilia non si sono verificate sommosse e proteste violente da parte vostra. Se ci fossero state le avremmo capite. Ma non ci sono state, e questo è segno del fatto che nonostante tutto credete nelle possibilità che questo Occidente potrà darvi di avere una vita degna.

Vi chiediamo di restare tra di voi uniti, per combattere insieme le battaglie, di alzare la vostra voce perché possiamo ricordarci di voi anche quando torniamo alle nostre case. Uniti, ma non chiusi: non escludeteci, ma perseverate nell’imparare la nostra lingua, nel forzare le nostre barriere e fate di noi vostri amici, vostri famigliari e vostri colleghi.

Sappiamo che queste parole possono fare paura, a noi come a voi. Ma ora Tutti, noi e voi, sappiamo che così non possiamo continuare e che insieme (solo insieme) un futuro è possibile.

Grazie.

Stefano

[Foto di copertina: Eunews]

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