Jerry Masslo, profugo, predicatore e bracciante: il suo ricordo nell’anniversario dell’omicidio

La storia di Jerry Masslo è un vivido esempio del brutale intreccio tra razzismo e classismo, quell'intersecarsi di forme d'oppressione che il 25 agosto di 31 anni fa portarono alla morte del giovane profugo sudafricano

La storia di Jerry Masslo è un vivido esempio del brutale intreccio tra razzismo e classismo, quell’intersecarsi di forme d’oppressione che il 25 agosto di 31 anni fa portarono alla morte del giovane profugo sudafricano, giunto in Italia per fuggire dal terribile regime di apartheid dopo esser scampato ad una rappresaglia violenta in cui avevano perso la vita i genitori e il figlio di 7 anni.

Siamo nell’Italia del 1988, un Paese dove non esistono ancora forme definite e condivise di tutela e protezione per i rifugiati, status in quel momento riconosciuto solo a chi arriva dall’Europa dell’Est. Per gli altri le possibilità sono solo due: respingimento o provvedimenti particolari, il più delle volte grazie all’intervento delle organizzazioni internazionali. Dopo aver passato 4 settimane di detenzione presso l’aeroporto di Fiumicino, Masslo può finalmente entrare in Italia grazie all’intervento di Amnesty International.

Ed ecco però qui il braccio della Legge che pone il primo tassello d’ingiustizia nel mosaico di questa vicenda. Jerry, non riconosciuto come rifugiato, ottiene solo un permesso temporaneo in attesa di emigrazione. Qual è il problema? Che con quel tipo di documento Jerry non può essere assunto e dunque lavorare in regola. Ecco come la cieca legge imprime sul corpo di Jerry i segni del potere e della supremazia bianca e capitalista. Non importa se ora si trova in Italia e non più in Sudafrica. Il sistema di oppressione che ha permesso lì l’instaurarsi di un regime di segregazione razziale e la sua accettazione, non gli consente qui, a casa “nostra”, ancora una volta, di poter vivere dignitosamente, sospingendolo nella precarietà esistenziale ed economica.

Eppure Jerry si stupisce quando scopre di potersi sedere accanto ai bianchi ai tavoli di mensa della Comunità di Sant’Egidio a Roma, che lo ospita presso la Tenda Abramo. Lì, i giovani della comunità scoprono che il giovane profugo è anche predicatore battista, dunque di fede evangelica, e gli regalano una copia della Bibbia nella versione English standard, dove Jerry scrive e sottolinea passi a lui cari, tra cui il celebre brano dell’Esodo: «Io sono il Signore! Vi sottrarrò ai lavori forzati degli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù».

Jerry Masslo - Archivio Sant'Egidio
Jerry Masslo, Roma, 1988 (Archivio Sant’Egidio)

Nell’agosto dell’89 Jerry si reca in Campania, nel casertano, per lavorare come bracciante nei campi di pomodoro. Un contesto di criminalità e sfruttamento, ma anche territorio di lotte e resistenza. Qui alloggia in una baracca con altri giovani migranti e precari, spinti dalla necessità di racimolare qualche soldo per vivere.

Jerry troverà la morte nella notte tra il 24 e il 25 agosto a Villa Literno, per mano dei fratelli Caputo, giovani pluripregiudicati del luogo che organizzano una rapina ai danni dei braccianti che proprio in quei giorni avevano ricevuto la loro misera paga. Masslo resta ucciso nel corso della rapina, a seguito di una sparatoria. L’omicidio colpisce la coscienza pubblica, tanto che sono organizzati funerali di Stato, celebrati tuttavia con il rito cattolico. A un mese dalla sua morte, partono scioperi e mobilitazioni in solidarietà a Jerry e per denunciare la condizione dei lavoratori dei campi: i braccianti si organizzano, sostenuti dalle reti sociali e dagli/lle attivist* sul territorio.

Nella lettera aperta diffusa, così si legge: «La nostra condizione di clandestini permette a datori di lavoro disonesti e alla criminalità organizzata di usarci per mettere in pericolo i diritti che voi lavoratori italiani avete saputo conquistare. Non siamo disposti a essere strumento per far arretrare i vostri diritti. Chiediamo di appoggiarci in questa lotta».

Il brutale assassinio di Jerry Masslo, nella sua drammaticità, pose l’attenzione sulla condizione di ingiustizia e di sfruttamento a cui migliaia di giovani migranti erano sottoposti e diede l’avvio alle prime grandi manifestazioni antirazziste nazionali e impulso all’approvazione delle prime leggi sulla protezione dei rifugiati e per la tutela dei diritti dei lavoratori stranieri.

La vicenda parla forte e chiaro al nostro presente, perché razzismo e classismo continuano ad essere alleati, intrecciati tra loro indissolubilmente, nella guerra contro ogni povero, non importa di che nazionalità. Due sistemi d’oppressione che schiacciano da un lato esistenze già di per sé precarie, mentre dall’altro dividono gli sfruttati, dando ad una parte di essi la falsa impressione che il vero problema siano gli “altri”, Impedendo dunque loro di unirsi in solidarietà e condividere una lotta che è o dovrebbe essere necessariamente comune e trasversale. In una parola: intersezionale.

Jerry Masslo - commemorazione comunità Sant'Egidio
Villa Literno, la Comunità Sant’Egidio si è raccolta in ricordo di Jerry Masslo ieri 24 agosto 2020

Questa la nota rilasciata nella giornata di ieri dalla Comunità di Sant’Egidio, durante la commemorazione per Jerry: «In un tempo difficile, a causa della pandemia, non vogliamo dimenticare il gravissimo problema dei braccianti stranieri sfruttati nelle campagne e costretti a vivere in alloggi più che precari. Un dramma a cui, a differenza di colf e badanti, il recente decreto ha potuto dare solo una risposta molto parziale, anche se, significativamente, proprio in Campania si è registrato il maggior numero di regolarizzazioni per i lavoratori agricoli. E restano soprattutto sentimenti di intolleranza e di xenofobia che occorre sempre condannare se si vuole costruire, per tutti, un futuro di pace, di giustizia e di integrazione».

Ci piace concludere riportando quanto scritto dall’attivista per i braccianti Aboubakar Soumahoro su L’Espresso esattamente un anno fa, a 30 anni dalla morte di Masslo: «Onorare la memoria di Jerry Essan Masslo non è celebrare ritualmente la ricorrenza della sua morte ma significa indagare e risolvere in modo definitivo quei fattori sociali ancora attuali e che hanno concorso a determinare la sua morte. A questo riguardo, diventa impellente promuovere una visione umana di società capace di incarnare le aspirazioni, i sogni e i desideri delle persone, soprattutto in questo contesto di smarrimento di valori culturali radicati nell’umanità».

[Foto in evidenza: Riccardo Siano]

Per approfondire:

Qui un reportage accurato e puntuale su tutta la storia di Jerry Masslo, tappa per tappa:
https://www.internazionale.it/reportage/michele-colucci/2019/07/29/jerry-masslo-morte

Qui una belle riflessione da Riforma.it sull’eredità di quella vicenda:
https://riforma.it/it/articolo/2019/08/23/tutto-inizio-con-jerry-masslo?fbclid=IwAR1utAv2qNkPrI8qiYIa75lU9sBDT01fuqNKIyWxW7mWNmdxD3ZsxwEGAsw

Non perderti nemmeno una briciola di bellezza resistente.